Scrittrice e Professoressa di Genere nell’Università della
Coruña
Pubblicato il 19/02/2019
Traduzione di Tilo Pez
Il cuore della quarta Onda Femminista è la denuncia della violenza sessuale contro le donne e bambine. L’assenza di risposte del potere politico, ma anche della società, alle tante aggressioni sessuali hanno dato come risultato le manifestazioni che dimostrano la rabbia collettiva. Donne di tutte l’età hanno invaso le strade con tale forza che ha sconcertato a tutta la società. E accadrà nuovamente questo 8 Marzo 2019.
Il femminismo a partire degli anni 70 del XX secolo, ha presso la questione della violenza contro le donne, come oggetto di studio e di lotta politica, e che adesso acquista un nuovo senso trovandoci di fronte alle nuove e più brutali forme di violenze contro le donne. Questo comporta come conseguenza l’ampliamento del quadro che intendevamo come violenza patriarcale.
In questi ultimi 50 anni il femminismo ha trovato una logica propria per interpretare e analizzare il fenomeno della violenza contro le donne, che ha come obbiettivo principale la definizione, dimensione e luoghi della violenza machista e più concretamente di quella sessuale. Il risultato di questo processo di logica analitica e politico ci ha condotto a individuare e riconoscere nella pornografia, la prostituzione e uteri in affitto come le nuove e più brutali forme di violenza patriarcale.
Questo quadro teorico sulla violenza patriarcale in cui pornografia e prostituzione occupano un posto strategico per la riproduzione e rigenerazione del patriarcato che inoltre è supportato dalle realtà sociali, come lo dimostra il fatto che nei paesi europei c’è una crescita costante della domanda di prostituzione e che la industria del sesso sia diventata il secondo o terzo business criminale internazionale che offre maggiori guadagni.
Tuttavia il settore egemonico dell’organizzazione per la manifestazione del prossimo 8 Marzo ha escluso dalla sua piattaforma l’interpretazione e l’analisi di queste specifiche forme di violenza machista.
Mi chiedo:
- Come si può escludere dalla piattaforma femminista la prostituzione e la pornografia come si non fossero relazionate con la violenza patriarcale?
- E allora in queste nuove città industriali del sesso, frequentate da orde di maschi che acquistano l’accesso sessuale a i corpi di donne che non li desiderano; Come si può non considerare questo come violenza machista e patriarcale contra le donne?
- Come è possibile che tutte quelle che si dichiarano anticapitaliste, non identificano o collegano al capitalismo tutti gli interessi economici che si articolano intorno all’industria dello sfruttamento del sesso?
È tanto assurdo escludere la pornografia e la prostituzione del ambito della violenza machista, come lo è negare che “le maquilas” sono il risultato della delocalizzazione che impone il capitalismo neoliberista con l’unico fine d’incrementare i propri benefici a scapito delle popolazioni impoverite.
Questa grossa confusione nel concettualizzare come libertà sessuale quello che nella realtà è sfruttamento sessuale, ci impone la necessità di ricercare l’origine o il punto di partenza da cui è partito un tale equivoco . Per fare questo bisogna ritornare agli anni 70 del XX secolo, per trovare la radice di questo groviglio che ha incastrato a una parte delle sinistre e a un piccolo settore del femminismo. Effettivamente le nuove sinistre che si sviluppan nel 68 hanno voluto introdurre la liberazione sessuale nella propria agenda politica. Adducendo che questo era per allentare gli stretti codici che governavano la sessualità delle persone, però questo poteva portare direttamente alla esaltazione della libertà sessuale. Però adesso dobbiamo domandarci: A chi beneficiava questa libertà? La nuova sinistra credette nella dimensione liberatrice della libertà sessuale, mentre le femministe radicali che analizzarono questa rivendicazione della libertà sessuale, la hanno rilevato e individuato sin dal suo inizio come un atto di potere, e che l’unica libertà sessuale che veniva fortificata era quella degli uomini, mentre che aggiungeva altro malessere nelle vite delle donne.
Più tardi, nel 1982, Gayle Rubin [*] rivendica in un suo scritto il riconoscimento e giustizia per le minoranze sessuali, anche si nel suo testo lei, non ha fatto riferimento alle differenze corrispondenti tra l’oppressione dei prosseneti e prostituite.
Questo fallace analisi più il deficit normativo, è caduta con grande forza e riuscendo a indebolire la difesa di qualunque dissidenza sessuale, sopratutto favorendo quelle che sono le più oppressive per le donne, e che hanno influito pesantemente nei settori minoritari del femminismo e forse in quelle correnti non tanto minoritarie delle cosiddette sinistre di oggi. Non possono avere gli stessi effetti la rivendicazione della libertà sessuale per chi già è in una posizione di subordinazione, che per quelli che sono i dominatori o dominanti. Per maggiore chiarezza faccio questo esempio: Non può avere gli stessi effetti la rivendicazione di maggiore libertà sessuale per una donna prostituita che per il puttaniere.
[*] https://en.wikipedia.org/wiki/Gayle_Rubin
Chi ha voluto l’esclusione della prostituzione, porno e uteri in affitto come le nuove forme di violenza dell’agenda politica femminista, si avvale come grande difesa, le proprie fantasticherie sul consenso. Sostenendo che si le donne che stanno nella prostituzione lo fanno liberamente o lo hanno scelto in libertà, noi femministe dobbiamo difendere la prostituzione e …perchè costituiscono atti di libertà delle donne che si prostituiscono o si affittano.
Al meno dobbiamo domandarci:
- In quale momento la sinistra che si dichiara femminista ha abbandonato le proprie critiche alle strutture di potere e agli sfruttamenti, per sostituirli con il “consenso” degli oppressi?
- Da quando il consenso degli oppressi legittima l’oppressione?
- Quale sinistra ha mai messo in discussione la legittimità del movimento operaio perchè alcuni lavoratori non contestano il potere dei padroni e non aderiscono agli scioperi?
- Sarebbe come dire che dobbiamo rinunciare a pronunciarci politicamente sull’energia nucleare perchè i lavoratori delle centrali nucleari non vogliono la fine della produzione che garantisce a loro un salario?
- Quale contorta ideologia ha potuto portarci a vedere lo sfruttamento sessuale come libertà di scelta?
- Cosa ha successo a i settori della sinistra e ai gruppi che si autodefiniscono femministe per essere arrivati al punto d’escludere lo sfruttamento sessuale dell’agenda femminista?
- Alcuni settori delle organizzazioni per il 8M 2019 NON riconoscono la prostituzione come una delle più importante istituzioni del patriarcato, come la più dannosa nelle vite delle donne prostituite; Invece scelgono di accusare le abolizioniste di essere il Cavallo di Troia con cui vogliono distruggere il movimento.
La mia opinione, è che alcuni settori delle organizzazioni e collettivi che gestiscono il 8M 2019, hanno commesso tre gravi errori:
- Il primo è stato quello di confondere lo sfruttamento con libertà sessuale;
- Il secondo utilizzare il buon funzionamento organizzativo come scusa per escludere questa violenza dall’agenda femminista del 8M. La critica all’abolizionismo in nome di un procedimento democratico che non rispetta le femministe abolizioniste è ormai un ricorso già consumato e vecchio. Già nel 1967 la sinistra nordamericana non ha voluto discutere nel suo Congresso Nazionale per una nuova politica, le rivendicazioni femministe allegando questioni di procedure/ procedimento democratico. Ricordiamo che anteriormente queste motivazioni fecero che i neri chiamassero alla secessione. Questo origino la nascita delle Femministe Radicali di New York, cuore del primo femminismo radicale. Le donne che militavano nelle file della nuova sinistra capirono che la difesa dei procedimenti o processi, era solo una scusante in più per lasciare fuori le loro rivendicazioni. Un avviso per le naviganti?
- Il terzo errore è avere affondato con fantasticheria il concetto del “consenso” e l’unità del 8M.
Ho notato che viene utilizzano ripetutamente una altra accusa, cioè che si tratterebbe di un attacco pianificato dalle femministe del PSOE e altri gruppetti delle sinistre, forse di socialiste che sono idiote utili, per distruggere il 8M, perchè non accettano l’egemonia di questo movimento femminista, sopratutto perchè adesso sta in mano della corrente femminista di “Podemos”.
Non ho alcun dubbio né metto in discussione l’interesse delle sinistre vogliono avere influenza sul movimento femminista. Questo è molto comprensibile, perchè il femminismo nell’attualità è il movimento politico che ha la legittimità politica più forte. Tuttavia, credo che queste scusanti appartengono più alla fantapolitica che alla realtà e che sono giustificazioni poco consistente con cui motivare l’esclusione della prostituzione dell’agenda del 8M. Sopratutto che attualmente quasi tutte le città spagnole contano con organizzazioni femministe abolizioniste, che non fanno altro che crescere e in alcune province già da quest’anno è stato dichiarato ” Il 8M Abolizionista”.
Ma continuo a interrogarmi:
- Come si può credere, anche per qualche momento che le donne scelgano liberamente la prostituzione?
- Che le donne scelgono di sentire i propri corpi penetrati da uomini pieni di sudore e maleodoranti, penetrandole per tutti i buchi senza chiedere si li piace e che sempre questi possano disporre del suo corpo utilizzando il potere del danaro?
- Si può credere che questo sia veramente un atto di libertà?
- Sarà per questo che nei paesi dove vige una maggiore parità di diritti si produce quasi la scomparsa dalla prostituzione delle donne autoctone?
- E poi dicono che Il problema sarebbero le abolizioniste del PSOE?
- Non sarà mica che il vero problema è che le femministe di alcune correnti di tutti i partiti non comprendono che la prostituzione è la mercificazione dei corpi delle donne
E che questi errori nell’analisi da parte di un settore egemonico del 8M sta ottenendo conseguenze non desiderate:
- La prima è l’enorme malessere politico che provoca nell’ampio settore abolizionista che milita in quella organizzazione.
- La seconda che questa ostinazione che impedisce a loro d’approfondire il malessere delle donne che stanno nella prostituzione;
- La Terza che questa sordità le impedisce ascoltare alle donne sopravviventi dallo sfruttamento sessuale,
- La quarta che questa cecità non li permette vedere che le prostituite sono sempre più giovani – in molti paesi addirittura sono bambine – sta contribuendo a rompere i ponti tra le diverse posizioni femministe.
La verità che l’autentico cavallo di troia sono queste loro posizioni, e non voglio chiudere senza domandarvi a chi beneficia l’esclusione della prostituzione, del porno e GPA come le nuove e più brutali forma di violenza contro le donne del 8M?