L’ABORTO IN ARGENTINA UN DRAMMA CHE CONTINUA DOPO IL RIGETTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DAL SENATO

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Pubblicato il 09 Agosto 2018

Autrici : Tribuna Feminista – EFE

Traduzione di Tilo Pez

La criminalizzazione dell’aborto in Argentina è un dramma sociale che continuerà dopo il rifiuto oggi, da parte del Senato, del progetto di legge per l’interruzione volontaria della gravidanza che contava già con l’approvazione della Camera dei Deputati.

Con il rifiuto del progetto di legge , da parte di 38 dei 72 senatori, l’Argentina continua con una legislazione molto restrittiva sull’aborto, contrassegnata da un codice penale risalente al 1921 e che teoricamente contempla quattro casi d’interruzione volontaria della gravidanza.

In un ambiente sociale in cui l’aborto è la causa principale di mortalità materna in più della metà delle 23 province argentine che in realtà, sono Stati Federati a cui deve essere aggiunta la città autonoma di Buenos Aires, oggi le disposizioni del codice penale risultano molto difficili da applicare, per l’obiezione di coscienza degli operatori sanitari e degli ostacoli del sistema.

Le quattro possibilità d’interruzione della gravidanza contemplate nel codice penale, che pratica un medico sono:

  • Pericolo per la vita della donna,
  • Rischio per la salute per entrambi feto e madre ,
  • Stupro
  • Per abuso sulle donne con malattie mentali.


La Corte Suprema della Nazione nel 2012 con una sentenza decreto non necessaria l’autorizzazione giudiziaria per la realizzazione dell’aborto legale in caso di stupro e ha stabilito che è sufficiente la semplice dichiarazione giurata delle vittime che accettano questa ipotesi.

Inoltre aveva già sollecitato le autorità pubbliche di tutto il paese a rimuovere tutte le barriere amministrative o fattuali con i protocolli ospedalieri per la realizzazione degli aborti non punibili.

Di fronte a questa difficile situazione, il progetto respinto oggi, per modificare il codice penale in tutte le questioni relative all’aborto garantito e il diritto di accedere all’interruzione volontaria con l’unico requisito di donne o persona in stato di gravidanza fino alla 14ma settimana del processo di gestazione.

Dalla quindicesima settimana, è comunque garantito il diritto della donna incinta di accedere all’aborto volontario in caso di gravidanza risultante per lo stupro, con l’unico requisito della dichiarazione giurata ” della gestante” davanti al professionale di salute interveniente.

È garantito anche nei casi di rischio della vita o la salute della “donna”, considerato come diritto umano quando è stato diagnosticato l’impossibilità di portare a fine le gravidanze extraeuterine.

È prevista anche l’obiezione della coscienza individuale dei professionisti della salute, ma non quelle delle istituzioni mediche che si rifiutano di praticare l’aborto nei casi previsti dal Codice Penale, le cui autorità sono costrette a garantire il completamento della cessazione volontaria della gravidanza.

Attualmente, più della metà delle province del paese non dispone ancora di regolamenti per assicurare l’effettivo esercizio di questo diritto nei quattro casi di aborto determinati dal codice penale.

L’ulteriore problema al momento di prendere le decisioni su questa delicata situazione è la mancanza di dati attendibili sulle interruzioni di gravidanza clandestine e sui decessi causati per queste pratiche.

Dati della divisione Statistiche sanitarie e informazioni (SEIS), fornito da Amnesty International (AI) indicano che nel corso degli ultimi 30 anni, complicazioni da aborti compiuti in condizioni non sicure sono la principale causa di mortalità materna, contabilità quasi un terzo del totale di quelle morti.

I dati disponibili rivelano che le donne argentine sono esposte a rimanere in cinta, con rischi sproporzionati e impropri per una società avanzata, in quanto nel 2014 un totale di 290 donne hanno perso la vita per motivi legati alla gravidanza, rispetto a 243 nel 2013 e 258 nel 2012.

Una quarta parte di queste sono morte per cause ostetriche indirette, il che rivela che molti di loro non avevano la possibilità o la fortuna di abortire in applicazione delle disposizioni del Codice penale per la causa della salute.

I datti stimati nel 2006 indicano che in Argentina si sono realizzati tra i 370.000 e 522.000 aborti clandestini ogni anno e negli ospedali pubblici. E che si sono registrati 53.000 ricoveri annui per gli aborti clandestini, di cui circa il 15 per cento erano adolescenti di età compresa sotto i 20 anni, e circa il 50% delle donne tra i 20 e 29 anni.

Il progetto, che per anni è stato promosso, senza successo, delle forze di sinistra e gruppi femministi ha cominciato a essere discusso nel Congresso solo nel 2018, dopo che il presidente, Mauricio Macri, lasciasi libertà di coscienza a i parlamentari della sua coalizione.

Se fosse stato portato avanti questo progetto, l’Argentina oggi sarebbe entrata a fare parte dei quasi 60 paesi che consentono l’aborto volontario, la maggioranza di questi situati nell’emisfero nord del mondo, e avrebbe potuto unirsi a quei paesi del sud del mondo che già hanno la legge sull’aborto volontario come l’ Uruguay, Australia e Sud Africa.