DEMITIZZANDO IL COMMERCIO SESSUALE SVIZZERO – Di Julie Bindel

LA BRUTALE REGOLAMENTAZIONE DELLA PROSTITUZIONE, Modello  Svizzero.

Prezzario del bordello esposto  su Rue Rodo a Ginevra. (Julie Bindel)

 

Julie Bindel

Julie Bindel, Scrittrice, giornalista e ricercatrice, bibliografia completa alla fine del articolo

 

Traduzione  Tilo Pez – Revisione e correzioni  Samantha Trezzi

Pubblicato il 30 Ottobre 2018

Link articolo originale in lingua :

https://www.truthdig.com/articles/a-brutal-normality-switzerlands-sex-market/

Link in spagnolo: https://traductorasparaaboliciondelaprostitucion.weebly.com/blog/la-brutal-normalizacion-del-mercado-sexual-en-suiza?fbclid=IwAR0naRW_R_KrEcRvFgaH3fuopJeARzBu4TmH0 -hhwf604yy9TPl8uNgRN1k– Traduzione allo spagnolo: Joan Marco Perales

 

Sono le otto del mattino e piove a dirotto; la pioggia rimbalza sui marciapiedi. Le strade sono vuote, eccetto una dozzina di donne e i loro magnaccia. Nel cuore del Quartiere di Pâquis, Ginevra , si trova la Rue Sismondi, strada nota a tutti per la prostituzione, lo spaccio di droghe e le guerre tra bande di criminali di ogni tipo. È qui che vive un certo numero di immigranti, perciò il quartiere è conosciuto anche come il “ Villaggio Globale” di Ginevra.

Mi trovo in Svizzera per realizzare una ricerca sul commercio sessuale di questo paese liberale, famoso per il suo perfezionismo, precisione e puntualità. Gode anche di una buona reputazione perché ha un sistema di asilo umanitario, tramite il quale lo Stato riconosce la difficile situazione di chi arriva in Svizzera per sfuggire alla povertà, alla violenza e al degrado; tutta questa buona reputazione del paese si annulla quando si vedono le donne vendute nelle strade alla luce del giorno. Sono le donne più povere della Moldavia, Romania, Africa occidentale, Sudest Asiatico ecc.

Il commercio sessuale è stato regolamentato in Svizzera nel 1942 e le sue leggi e politiche permettono di riconoscere alcune forme di schiavitù, che sono facilmente accettate tra i suoi cittadini che si autoproclamano liberisti.


Una delle strade della  zona della prostituzione di strada a Pâquis a Ginevra. (Julie Bindel)

Uno dei magnaccia, un giovane che indossa pantaloni a vita bassa e un cappello da baseball, mi saluta con un allegro “Bonjour Madame!” Contemporaneamente saluta con la mano un poliziotto nella macchina di pattuglia parcheggiata in strada. Vengono fatte ispezioni di polizia senza preavviso nell’area dove c’è prostituzione di strada, però da quello che ho capito controllano più che altro gli spacciatori di droga e ignorano i predatori sessuali che cercano donne da acquistare.

Ginevra è la seconda città più importante della Svizzera, ha una popolazione di quasi 200.000 abitanti. Qui hanno sedi le Nazioni Unite, La Croce Rossa e L’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ginevra non è solo una destinazione turistica, ma anche un centro importante di affari commerciali e politici per tutti quelli che la visitano. Più di 2 milioni di persone visitano la città ogni anno, e la maggior parte di questi sono uomini sono turisti sessuali che viaggiano cercando sesso.

Sono 20 anni che investigo e scrivo sul commercio sessuale mondiale, e per questo motivo ho visitato molti paesi in tutto il mondo. Ciò nonostante, in nessun luogo ho trovato un tale livello di normalizzazione della prostituzione come a Ginevra, ma nemmeno nella Germania o nei Paesi Bassi.

Fino al 2013, qui era perfettamente legale che i puttanieri pagassero anche ragazze di 16 anni in cambio di sesso. Finalmente,nel 2013, l’Assemblea Federale Svizzera ha portato l’età minima per la prostituzione a 18 anni seguendo l’esempio di altri paesi dell’Europa occidentale, e ciò è stato raggiunto grazie alla pressione degli attivisti per la protezione dei minori e le femministe.

Nel 2014, nell’ambito di “La Paquerette” (un centro di assistenza sociale per detenuti) è stato possibile visitare le donne prostituite in uno dei loro centri di detenzione vicino a Ginevra.

Nel 2016, l’uomo d’affari Bradley Charvet ha fatto domanda al comune di Ginevra per ottenere una licenza e aprire un “fellatio cafe”; Charvet è anche legato al sito di Pimping online con sede in Svizzera, Facegirl. L’idea del caffè non si è ancora realizzata, perchè la richiesta prevedeva che per 50 Fr.Sv, un cliente potesse scegliere una donna dalle foto su un iPad, quindi prenotarla per un pompino mentre lui consumava il suo cappuccino.

Molte organizzazioni e molti cittadini svizzeri appoggiano questa politica di non intervento sulla prostituzione. Il più importante fornitore di servizi sessuali di Ginevra, ASPASIE, è una organizzazione affiliata alla Red Umbrella , che è a Rete Globale di Progetti per la promozione del Sex Workers (NSWP la sua sigla in inglese). Vale a dire promuove e difende la decriminalizzazione totale del commercio sessuale e si oppone all’approccio abolizionista neir afconfronti della domanda.

In nessuna parte del mondo si è regolamentata la prostituzione di strada. Eppure a Ginevra e Zurigo, come nel resto della Svizzera, vendere sesso per strada è non solo legale ma accettato dalla comunità. Ci sono zone non ufficiali a Ginevra dove i papponi portano le donne e i puttanieri vanno a cacciare la loro preda. Anche il commercio sessuale al chiuso è molto diffuso, con numerosi bordelli, saloni di massaggi e saune che offrono donne in vendita. A meno che qualcuno presenti una lamentela la polizia chiude gli occhi su tutto.

Quando arrivo a Ginevra, di solito mi fermo a mangiare qualcosa nel quartiere gay vicino al mio Hotel nel cuore del Quartiere a luci rosse. Vedo un tavolo fuori, con due lesbiche che fumano e ridono. Quando sto finendo il mio pranzo, mi fanno segno invitandomi ad avvicinarmi per bere insieme a loro. Approfitto per raccontare loro che cosa sono venuta a fare in questa città e domando loro cosa pensano della legalizzazione della prostituzione . A loro volta mi dicono che sono attiviste di una organizzazione per i diritti LGBT e mi spiegano che alcuni giovani gay della città sono coinvolti nel commercio sessuale. Chiedo loro cosa pensano della prostituzione legalizzata e come funziona in Svizzera. “ Prima andava bene” dice Emma, una funzionaria statale cresciuta nella città. Perché in quei tempi erano le donne svizzere a vendere sesso. Oggi comprendo che abbiamo il serio problema della tratta. La maggioranza delle donne provengono della Romania o dei paesi del Est.

Geneviève mi dice che secondo lei la regolamentazione è “ l’unico modo” per gestire correttamente il commercio sessuale: “Perché non dovrebbe essere trattato come qualsiasi altro affare?” Dice che le persone in Svizzera si considerano liberali e tolleranti. Mi chiedo se sanno esattamente cosa tollerano.

Dopo aver osservato le attività nella zona della prostituzione di strada, nelle prime ore del mattino, mi dirigo a Venusia, un famigerato bordello alla periferia della città con una cattiva fama, per richiedere un’intervista con Madame Lisa, nota portavoce dei benefici della regolamentazione. La strada che ospita il bordello è grigia, brutta e molto vicina a una via molto trafficata. Proprio mentre sto avvicinandomi all’ingresso principale, due uomini escono ridendo, facendo un gesto sessuale alla donna che li saluta.

Il proprietario del bordello non è presente, però mi accompagnano alla reception per lasciare i miei dati, dicendomi che Lisa mi contatterà al suo ritorno. Ancora non è mezzogiorno e il bordello è già pieno. Diverse donne mi incrociano nella reception, alcune vengono ad incontrare i puttanieri ed altre si dirigono verso una zona privata. È difficile sapere l’età di alcune di loro, però noto che nessuna supera i 25 anni. Alcune appaiono decisamente giovani e la maggioranza sembra provenire del nord Africa o dalla Romania.

Due porte più in là del Venusia c’è un bordello più piccolo. Non lo avrei notato se non fosse per un puttaniere che usciva dall’ edificio chiudendosi la cerniera dei pantaloni. “Au revoir!” gli grida una donna che sta alla porta, che indossa un corsetto molto alto e tacchi a spillo. Mentre rientra, però, la sento mormorare “testa di cazzo”.

Premo il campanello, leggendo il listino prezzi appeso alla finestra. Per 130 franchi svizzeri puoi fare sesso completo con due donne più un pompino. Dico alla receptionist che sono una giornalista e che faccio una ricerca sulla legalizzazione in Svizzera e chiedo se a qualcuno potrebbe interessare parlare con me. Sia lei che le altre donne prostituite presenti si rifiutano.

“Mi hanno parlato di una coppia che offre un servizio di sostegno cristiano per le donne prostituite di Ginevra: loro mi consigliano di andare in un Ristorante Tailandese nel quartiere pakistano, frequentato dai papponi e dalle donne in vendita.“Loro (i papponi) parleranno con te” mi dicono i miei contatti. “Sopratutto se credono che ci possano guadagnare”. Avevano ragione. Quando sono arrivata al ristorante, all’ ora di pranzo, il locale era quasi pieno, soprattutto di donne che nascondevano sotto i loro soprabiti i loro tipici vestiti da prostituzione di strada: pantaloncini molto corti, minigonne, top e stivali alti sopra le ginocchia. Le donne appartenevano a diverse etnie, tra le quali slave e nordafricane. Gli uomini sembrano essere quasi tutti nordafricani e avere meno di trent’anni.

“Desidera qualcosa, signora?” mi chiede una delle donne con un marcato accento dell’ Europa dell’Est. “Se vuole qualcosa può venire da me” dice uno dei giovani, sostenendo il mio sguardo. “ C’è qualcuna che ti piace? Mi chiede.

Mi fa comodo che credano che sono una possibile acquirente di sesso e utilizzo la mia copertura. “ Non sono qua per me, ma per mio figlio. È paralitico da quando aveva 15 anni e non può fare sesso. Ha un disperato bisogno di avere una esperienza sessuale normale con una donna, perciò volevo portarlo in un luogo dove pagare per sesso non sia inusuale né illegale”.

Dico che mio figlio frequenta un College a Ginevra e chiedo se posso portarlo per fargli conoscere una donna quando lui ne ha voglia. Chiedo quanto costa. “Dipende di quello che vuole” mi risponde il pappone. “Una fidanzata? Una sveltina? Qualcosa di speciale? Ci sono differenti prezzi per le diverse ragazze, vuole una nera? Le posso trovare una nera. Il magnaccia si presenta come Ali, però presumo che non sia il suo vero nome. Gli dico che ritornerò più tardi a trovarlo, dopo avere parlato con mio figlio.

Ali mi guarda mentre vado via dalla Caffetteria. Mi sento molto a disagio. “ Non vada per strada a cercare una donna, sono tutte malate” mi dice. Le mie fanno le analisi. Ogni mese io le porto in clinica e pago. Se vuole, può vedere i certificati. E hanno anche i documenti in regola. Alcune ragazze non hanno i passaporti”.

Passeggio per Rue Sismondi, la strada con la peggiore reputazione della in materia di prostituzione. Ancora piove, anche se non intensamente, e almeno 15 donne stanno in piedi negli angoli degli isolati o camminano avanti e indietro alla ricerca dei clienti. Vedo un uomo vestito con una tuta che si avvicina a una ragazza molto giovane. Si mette sotto il suo ombrello e si fuma un sigaro. Il puttaniere toglie di tasca il portafoglio e indica il viale a sinistra, dove c’è un grande “Club per gentiluomini” con sedie di velluto rosso, posters sulle pareti e alle finestre donne in bikini . Sembra un bordello dei vecchi tempi, dove si vende alcool a prezzi altissimi e dove i prosseneti spesso ricattano i puttanieri. Diverse donne, quasi svestite, erano sedute di troni di velluto rosso, illuminate da una luce rossa dietro di loro. Mi dicono che è per facilitare il rilassamento degli uomini.

Quella notte mi ritrovo con un contatto che, per anni, ha lavorato in una delle più grandi organizzazioni della città per la difesa dei diritti umani. Questa persona perderebbe il lavoro si se scoprisse che è il mio informatore, sarebbe oggetto di derisione da parte dei suoi colleghi, e probabilmente non troverebbe un’altra occupazione nel settore. Assicurandosi prima di tutto che non sarebbe stata svelata la sua identità, mi racconta dettagli sconvolgenti sull’eccessivo sfruttamento sessuale perpetrato dai funzionari per i diritti umani all’interno della città.

Il mio informatore, che chiamerò Jay, mi racconta che “ negli uffici della grande organizzazione in cui lavora, i venerdì sera sono chiamati ‘la serata delle puttane’ ”. Gli uomini della mia squadra si vantano di andare a puttane il venerdì”. Peccato che uno degli obiettivi dell’ equipe sia informare sulla tratta e l’immigrazione clandestina, però poi questi funzionari escono e abusano delle donne senza alcun rimorso.

Una volta, Jay si è scontrato con un collega che si vantava in ufficio della notte trascorsa con una “romena ossessionata di sesso”. Rideva con un altro impiegato, dicendo che era preoccupato che gli cadesse il cazzo”

Jay chiese al suo collega se sapeva se lei era stata o meno vittima di tratta e se non era costretta a prostituirsi “. Non facciamo sesso con le vittime di tratta, solo con quelle che vogliono stare lì.” fu la sua risposta. “ Come sai se sono vittime di tratta o no?”, ha insistito Jay. “ Glielo chiediamo” ha detto.

Jay mi racconta che un’altra volta diversi colleghi sono andati in gruppo in un bordello. Poi “si vantavano di aver fatto sesso in cinque con una donna che non parlava inglese. Quando sono andati via la donna piangeva. Uno dei maschi ha detto, senza alcun tipo di rimorso, che probabilmente era dispiaciuta perchè voleva che qualcuno di loro se la portasse a casa.”

Il profilo abituale della vittima di tratta, mi racconta Jay, è quello di una donna giovane alla quale un agente del suo paese ha promesso un lavoro con un buon salario, permesso di soggiorno e di lavoro, e anche il rimborso delle spese di viaggio. La reputazione della Svizzera come paese democratico con una storia di rispetto dei diritti umani influenza favorevolmente la fiducia di molte donne dell’Europa del Est.

Jay continua raccontandomi che sta pensando di portare questi uomini davanti al loro superiore e aggiunge: “ Se perdo il mio lavoro li porterò in giudizio. Però non posso più stare seduto con le braccia incrociate lasciando che tutto questo continui ancora.”

Non ci sono molti controlli sulla quantità di uomini che comprano sesso in Svizzera, però da un vecchio studio del 2008 ha risultava che un quarto (23%) degli uomini tra i 17 e i 45 anni ha praticato sesso a pagamento al meno una volta. Mi incontro con Robert, parigino, che ha un piccolo negozio, non frequentava i bordelli quando viveva a Parigi, dice: “A Ginevra è accettato e quasi rispettato. Con le prostitute fanno cose che non credono di poter fare con le loro mogli o fidanzate”.

Chiedo a Robert perchè si paga per il sesso, al di là del chiedere prestazioni sessuali orali e anali alle donne prostituite, e mi dà la stessa risposta degli innumerevoli puttanieri di molti paesi. In altre parole: Se esco con una donna, le pago la cena, scherzo e faccio tutto, e alla fine della serata mi dice che non vuole fare sesso, ho perso il mio tempo e il denaro. Allora, perchè non andare direttamente al sesso? In questo modo lei guadagna denaro facile e io sono felice.

La definizione ufficiale della prostituzione a Ginevra è “La vendita di sesso”. In questo modo l’acquirente rimane invisibile, tanto nella legislazione quanto nella consapevolezza dell’opinione pubblica. Tuttavia secondo i puttanieri, come per i colleghi di Jay e Robert, la tratta è in aumento, e l’idea dominante tra tutti è che queste donne in qualche modo localizzano Ginevra nella mappa dai loro paesini del Senegal, Ungheria, Repubblica Domenicana, Thailandia o Ucraina, e si riversano qui per lavorare nel commercio del sesso. La Svizzera ha una delle leggi sul lavoro e sull’immigrazione più rigide del mondo. Tuttavia questi acquirenti di persone credono che queste donne dopo avere ottenuto miracolosamente il permesso di soggiorno e di lavoro svizzeri scelgano tra tutti i lavori la prostituzione a fronte di altre proposte lavorative.

Taina Bien-Aimè è la Co-Direttrice della Coalizione contro la tratta delle donne (CATW per la sua sigla inglese), una ONG Internazionale con sede in New York. “Che l’indifferenza del governo svizzero sia cresciuta nonostante la sofferenza delle donne trafficate e prostituite lo trovo aberrante”. “Le autorità si nascondono dietro l’idea della libera scelta e il consenso della donna ad essere comprata e venduta nel commercio sessuale svizzero. Tuttavia, non è necessario ricercare così a fondo per scoprire che, per esempio, una giovane nigeriana, emarginata dal proprio popolo, avrebbe perfino difficoltà a trovare Zurigo oppure Ginevra in una mappa, senza parlare di acquistare il biglietto aereo per arrivare a un bordello o un bordel-garage senza che un trafficante o il suo magnaccia si impadroniscano del suo destino”.

Ad ogni modo, la Tratta è un problema molto più grande in paesi come Germania, Olanda o Nuova Zelanda e ovviamente anche in Svizzera, dove hanno regolamentato e normalizzato persino la tratta per lo sfruttamento sessuale, che nei paesi che hanno scelto il modello nordico , dove chi compra sesso viene sanzionato con una multa salata e penalmente in caso di reiterazione, mentre la persona prostituita non viene criminalizzata e le viene offerto aiuto per uscire dalla prostituzione.

La Svizzera è una delle destinazioni principali e preferite dai trafficanti in Europa. Le vittime provengono perlopiù dall’Europa Centrale e dell’Est, ma anche da Tailandia, Nigeria, Cina, Brasile, Camerun, Repubblica Dominicana e Marocco.

Negli ultimi anni, le cifre sono aumentate. Le donne (ed anche, in numero molto inferiore, gli uomini) lavorano con annunci pubblicati sui giornali oppure telefonici, in appartamenti che subaffittano ai prosseneti. Alcuni papponi accettano perfino pagamento con carta di credito, perchè in fin dei conti questa è un’attività commerciale legale.

Le attuali facilitazioni alla libera circolazione in tutta l’ Unione Europea e in Svizzera è considerata da molti una delle cause che favorisce ed è parte indispensabile dell’ incremento della prostituzione nel paese. In base a ciò che ho ascoltato e osservato durante la mia permanenza, poiché gli uomini non rischiano nessuna conseguenza per l’acquisto di sesso sono più sollecitati a farlo. Per soddisfare la domanda sempre in aumento importano donne dai paesi poveri e distrutti a causa delle guerre.

Secondo CATW, circa 14.000 donne vengono messe in vendita nel commercio sessuale svizzero; e di queste il 70% provengono da altri paesi. Uno studio ha calcolato che 350.000 uomini (20% della popolazione maschile) paga per “servizi sessuali”. Si calcola che il commercio sessuale svizzero abbia un giro di 3.500 milioni di franchi svizzeri (che corrispondono a 3.500 milioni di dollari) ogni anno.

In tutta la Svizzera, durante le retate nei bordelli si trovano donne vittime di tratta provenienti dal Brasile e dall’Europa dell’Est. Anche in altri paesi dove i bordelli sono legali, il lato illegale della prostituzione non diminuisce con la legalizzazione. Al contrario i dati dimostrano che aumenta.

Un bordello di quattro piani a Zurigo. (Julie Bindel)

La Svizzera ha legalizzato il commercio sessuale quasi 80 anni fa. Eppure è un altro degli esempi che normalizzare la prostituzione non aiuta nessuno tranne che i magnaccia e altri sfruttatori. Nel 2016, un prosseneta è stato condannato per il traffico di 80 donne Tailandesi che erano state inviate nei bordelli dei Cantoni di Berna, Soleura, Lucerna, Basilea, San Gallo e Zurigo. Le donne venivano rinchiuse ed obbligate a servire molti acquirenti di sesso per pagare l’esorbitante debito con i prosseneti che le avevano trasportate dai loro paesi d’origine.

Il livello della violenza esercitata da papponi e puttanieri nei confronti delle donne è molto alto. Nel 2017, un promotore finanziario assassino’ una donna prostituita e nascose il corpo in una valigia nella cantina di casa sua.

Al contrario, in Norvegia, paese dove vige il sistema nordico, fino ad oggi c’è stato un solo omicidio commesso da un magnaccia di una persona prostituita o da un puttaniere, mentre nessun omicidio è avvenuto negli altri paesi che hanno penalizzato l’acquirente di sesso.

Sul treno da Ginevra a Zurigo parlo con Anna, una ventenne che studia nella capitale. Mi chiede cosa sto facendo in Svizzera e le dico che faccio una ricerca sul commercio sessuale. Subito si mostra interessata e mi chiede se le mie ricerche includono i rapporti conosciuti come “sugar baby”. (https://www.seeking.com/ )

I cosiddetti “sugar baby hook-up” sono in gran parte facilitati dal web Seeking Arrangement, che si calcola vanti più di 10 milioni di utenti in 139 paesi, tra i quali un numero considerevole vive in Svizzera. Esso consiste in uomini più anziani (sugar daddies) che adescano giovani studentesse che hanno bisogno di denaro (sugar babies) per avere degli appuntamenti. Molte giovani donne disperate vendono all’asta la loro verginità nel web. È uno dei classici esempi della normalizzazione e regolamentazione  del commercio sessuale .

Ho tre amiche che lo fanno”, mi dice Anna sconvolta sul treno.”Mi dicono che non è prostituzione, comunque tutte hanno fatto sesso con uomini con cui si sono “fidanzate”, però sono “molto più anziani di loro” e un’ amica ha descritto la sua esperienza come “ripugnante”. Anna sembra preoccupata per la sicurezza di questo tipo d’incontri. La cosa più sconvolgente è che le università frequentate dalle sue amiche hanno “siti web per pubblicizzare” un elenco di annunci che lo presenta come lavoro temporaneo per studenti.

A Zurigo, soggiorno in un hotel che si trova a pochi passi dal famigerato bordello di strada in cui si fa sesso in macchina, alla periferia della città, vicino alla linea ferroviaria principale, la Sihlquai.

Mentre faccio il check-in, nella reception l’addetto mi dice che spesso gli uomini si fermano qui per “divertirsi” nell’area della prostituzione. “Non gli svizzeri, forse alcuni di loro sono inglesi”, mi dice. “Da voi non c’è qualcosa di simile? In Svizzera sul sesso siamo molto aperti. Siamo molto liberali.”

Avevo sentito parlare delle cosiddette “prestazioni sessuali nei garage ” all’aperto, dove è consentita la prostituzione all’ interno delle auto, perché erano stati proposti nel 2011 come una possibile soluzione ai problemi inerenti la prostituzione di strada. L’anno seguente, poco più della metà (52%) dei cittadini ha votato a favore, a Zurigo il Comune ha speso 2 milioni di SF per adeguare la zona. L’intenzione era rendere la prostituzione di strada più sicura e ridurre la tratta e le altre forme di violenza. I box sono stati aperti nel 2013; finora non ci sono prove che la tratta o la violenza siano diminuite in questa tipologia di bordello.

Mi è stato detto che era impossibile visitare i bordelli garage senza la mia macchina. Più tardi, però, mentre le strutture si aprono, chiedo a un tassista che parla un buon l’inglese (e che sembra essere ben informato sulla prostituzione) di portarmi lì e di chiedere al personale della sicurezza se posso parlare con le donne, oppure di mostrarmi le istallazioni.

Mentre il tassista parla con i membri del team di “Flora Dora”, la ONG finanziata dal governo che fornisce preservativi per le donne e dà loro suggerimenti per la sicurezza, vedo 22 macchine entrare, e molte uscire, solo nei 15 minuti che restiamo nello stabilimento.

Alcune donne che si trovano nei locali di questo bordello garage mi sembrano ubriache e comunque molto magre e fragili. La prostituzione influisce gravemente sulla salute fisica e mentale delle donne. Un sondaggio fatto su 193 donne prostitute a Zurigo (solo il 5% di queste si erano registrate con il governo) ha rivelato che più del 50% di loro soffre di problematiche psichiche quali depressione, ansia, disturbo da stress post traumatico, disturbi alimentari e psicosi, oltre a dipendenza da alcol e droghe varie. Al contrario, solo il 18% delle donne non prostituite soffre di malattie mentali.

I prezzi sono di circa 50 franchi svizzeri per una sega; sesso completo per 100 SF e anale per 200 SF.

Osservo come i puttanieri entrano con la loro auto nel piccolo e circolare garage postribolo, girano intorno alle donne e poi fanno un cenno a qualsiasi donna piace loro. Le donne sono in piedi fuori dai box senza porte e con armadietti in cui tengono i loro effetti personali e cambiano i loro vestiti da giorno con abiti molto succinti.

Una volta che il puttaniere ha scelto una donna, le fa un cenno e lei entra nella sua auto, poi si dirigono verso uno dei box in legno color teak che circondano un lato dell’area delimitata. C’è spazio per una singola macchina, mentre i puttanieri a piedi o in bici non sono ammessi.

Bordello Garage – Sexbox a Zurigo. (Julie Bindel)

Ciascuno dei dieci garage è illuminato in rosso, verde o giallo. In fondo c’è un distributore automatico di preservativi, lubrificanti, bevande analcoliche e tavolette di cioccolato, accanto a un bancomat. Le pareti sono decorate con poster che promuovono il sesso sicuro.

Nei box c’è solo un pulsante di emergenza, un cestino per i preservativi e fazzoletti. Non ci sono telecamere di sorveglianza per non disturbare i puttanieri. Ho ipotizzato che la mancanza di telecamere servisse ad evitare che i puttanieri si spaventassero se venivano filmati mentre entravano e uscivano. Altre fonti mi confermano che sia la polizia che funzionari della città seguendo i consigli di coloro che gestiscono zone simili a Utrecht e altrove, hanno deciso che le telecamere erano inutili, perché un’eventuale aggressione sarebbe già avvenuta nel momento in cui la registrazione sarebbe stata controllata. La presenza di sorveglianza fisica sul posto è il migliore deterrente alla violenza.

Le donne prostituite nel complesso possono rivolgersi agli assistenti sociali che sono presenti e la polizia aumenta i pattugliamenti in tutta l’area per proteggere le donne quando entrano o escono. Chiaramente, le autorità trascurano i pericoli inerenti e tipici della prostituzione, anche in uno spazio pubblico e controllato.

Mi rispondono che nessuno della ONG “ Flora Dora” può parlare con me e che non posso avvicinarmi nemmeno alle donne né ai puttanieri. Mi consegnano gli opuscoli che l’organizzazione offre alle donne prostituite, nei quali si trovano consigli e trucchi utili per identificare i puttanieri violenti. Questo materiale è tradotto in spagnolo, italiano, ungherese, bulgaro e rumeno.

Facilitare il “diritto” degli uomini a comprare sesso è un affare costoso. Il governo svizzero spende SF 800.000 l’anno per mantenere questi box, compresi la sicurezza e i servizi sociali.

Gli svizzeri ritenevano questi bordelli di periferia un gran successo durante l’estate. Però, mentre osservo i bidoni pieni di preservativi e l’organizzazione igienica elementare dell’area, penso alla quantità di denaro pubblico che il governo svizzero spende per facilitare gli uomini a fare sesso a pagamento con donne in difficoltà finanziarie. Mi chiedo quante donne potrebbero uscire dalla prostituzione con tutti i soldi che si sono spesi finora in queste strutture.

Circa 3.000 sono le prostitute registrate a Zurigo (un numero che non smette di aumentare, anche se la maggiore offerta di donne ha portato ad un forte calo dei prezzi per i “servizi”). Il quartiere di Altstetten , Zurigo, è una delle zone in cui si permetteva la prostituzione di strada, ma è stata vietata quando hanno aperto questo bordello esterno. Da quel momento, la prostituzione di strada diventò illegale in gran parte della città. Lo stesso anno in cui questo bordello aprì, le prostitute di strada di Zurigo dovettero iniziare a comprare permessi notturni, ciascuno a 5 franchi, da un distributore automatico installato nella zona. Inoltre, dal 2003, sono state emanate leggi per vietare la “prostituzione di vetrina”.

Finita la mia visita a questo bordello garage, il tassista mi porta a vedere uno dei 300 bordelli registrati della città. Sì trova nella Langstrasse, la zona della prostituzione più malfamata della città. L’edificio di quattro piani ha cinque finestre molto luminose per piano. Attraverso di esse si possono vedere le giovani donne in slip. Anche se le donne si vedono chiaramente, questo bordello si differenzia da quello che è noto come “prostituzione di vetrina”, che è caratterizzato dal fatto che le donne si espongono sempre al livello della strada, in cabine individuali, mentre queste sono strutture con svariate stanze.

“Ho molti clienti che mi chiedono di portarli lì”, dice il mio autista indicandomi il bordello a 4 piani. “Le donne sono fuori per strada giorno e notte, ma quelle del bordello escono verso le dieci di sera per incontrare i clienti di persona e poi portarli dentro.” Chiedo se la polizia pattuglia sempre la strada, e lui mi dice: “Li vedi ogni tanto, anche se cercano solo droghe o crimini”.

“Questa via molto pericolosa è Langstrasse”, dice il tassista quando vede un gruppo di uomini lasciare un bordello. Sono ubriachi e insultano i passanti. “Alle dieci di sera è molto pericoloso.”

Gli chiedo se sa da dove vengono le donne che si trovano nelle strade. “Vengono dalla Polonia, Italia, Francia, Romania e Marocco. Non ci sono molte svizzere. “

Il tassista mi dice che “decisamente c’è più prostituzione di strada” e si vedono più clienti da quando sono stati aperti i sex box. “Ma tutto sommato è più sicuro per le donne”, dice. Gli chiedo come sa che è più sicuro per le donne stare nei bordelli – garage piuttosto che nelle strade. Da chi l’ha sentito? “Non so se qualcuno me lo ha detto”, risponde, “ma deve essere più sicuro”.

Mi avvio ad incontrare Ben (nome di fantasia), un poliziotto britannico che fino a poco tempo fa lavorava come consulente per un’organizzazione contro la tratta. Ben sa molto sulla prostituzione: ha partecipato per 30 anni ad operazioni di sorveglianza di tutto ciò che viene chiamato “vizio”, dirigendo numerose operazioni per individuare i casi di sfruttamento e di traffico internazionale.

Abbiamo parlato in un bar molto rumoroso vicino a Niederhof, la strada di sampietrini nota per essere la strada principale delle zone della prostituzione. “Sono ragazze molto giovani”, dice Ben, “perlopiù hanno diciotto o diciannove anni. Sono sempre controllate in un modo o nell’altro dai loro magnaccia. Gli sfruttatori restano sempre nell’edificio. Anche se vengono chiamati inquilini, questo non cambia il fatto che vivono della prostituzione delle donne. “

Le regole per i puttanieri pubblicate all’ingresso di “sex box” a Zurigo. (Julie Bindel)

“Quindi Niederhof è un’area di prostituzione di strada che sempre è stata molto frequentata”, continua Ben. “Anche da quando hanno aperto i bordelli-garage. Nella strada è più pericoloso per le ragazze”.

Vedo dozzine di donne prostituite, che si offrono apertamente ai puttanieri per le strade. È chiaro che la creazione del bordello – garage non ha raggiunto lo scopo che voleva il governo, cioè: eliminare o ridurre drasticamente la prostituzione di strada in altre zone della città.

Ben mi dice che sono aumentate le case chiuse temporanee che appaiono improvvisamente in appartamenti e hotel in affitto, e anche i bordelli Airbnb. Secondo Ben, la regolamentazione è la migliore copertura che si può offrire al traffico illegale. Ad esempio, in Nuova Zelanda i piccoli bordelli che i proprietari utilizzano non hanno bisogno nemmeno di un permesso o licenza per essere avviati, purché non ci siano più di quattro individui che vendono sesso contemporaneamente nell’appartamento-bordello. A Zurigo, da luglio 2017, le mini – case chiuse con un massimo di due camere sono esentate dai requisiti di licenza.

“Ammettiamolo,” dice Ben, “i papponi sanno dove possono fare molti soldi, e come sappiamo tutto questo non succede in Svezia.”

I più grandi sostenitori della prostituzione e della tratta sono gli stessi che sostengono la totale depenalizzazione del traffico per lo sfruttamento sessuale e che si oppongono al modello nordico.

Aspasie , per esempio, fa parte della “ Red Umbrelle”, la rete globale del Sex Work Projects (NSWP), finanziata dalla Open Society Foundation, creata dal magnate George Soros. Con sede a Ginevra, Aspasie opera a livello nazionale per l’annullamento delle Leggi contro gli sfruttatori cioè i magnaccia.

In Svizzera, il progetto chiamato Don Juan è stato sviluppato e finanziato dalla Swiss AIDS Control. È considerato un modello di buone pratiche. Il programma educativo gestito e chiamato “Don Juan” in un certo numero di cantoni svizzeri è centrato sull’uso del preservativo e sul “sesso sicuro”, non sul dissuadere i giovani a smettere di comprare sesso, Ricordiamoci in primo luogo che la strategia che ha avuto successo e si è dimostrata vincente nei paesi che l’hanno applicato è il modello nordico o similare.

Janice Raymond ha scritto nel suo libro Non è una scelta, non è un lavoro (2013) dello studio realizzato dal progetto “Don Juan” circa il buon risultato ottenuto nella “rieducazione del cliente”: “La relazione del progetto Don Juan è interessante. È stato dimostrato che, degli 800 utenti di prostituzione che hanno partecipato al progetto, circa due terzi non utilizzava regolarmente il preservativo mentre acquistava sesso dalle donne prostituite, ma ha dichiarato che prenderebbero in considerazione l’idea di cambiare questo comportamento. Quello che non è stato chiesto, è se avrebbe preso in considerazione la possibilità di smettere di comprare le donne prostituite “.

Ma contemporaneamente ad altri paesi che hanno legalizzato la tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, come i Paesi Bassi, la Germania e alcuni stati dell’Australia, il Movimento Abolizionista Femminista comincia a emergere.

Mi incontro con Ursula Nakamura-Stoecklin nella stazione di Zurigo. È una professionista sanitaria in pensione che ha partecipato a diversi gruppi di donne a Basilea, la terza città più popolata della Svizzera dopo Zurigo e Ginevra.

“Il dibattito tra i due fronti, pro sex workers/ contro l’abolizionismo, è in grande ebollizione proprio in Svizzera”, mi spiega. “In alcuni gruppi di donne evitiamo il tema perché potrebbe essere divisivo. Nel mese di giugno, il coordinamento della più influente tra le diverse organizzazioni di donne, la Frauenzentrale Zurich (Il Centro delle Donne di Zurigo) ha appoggiato fortemente e sostenuto l’applicazione del modello nordico, che sanziona chi viene scoperto a comprare sesso”.

A giugno, questa piccola ONG ha lanciato una campagna per bandire la prostituzione e favorire l’ introduzione del modello nordico facendo circolare un video del gruppo in tutto il territorio svizzero ed oltre i confini svizzeri. “Ma la maggior parte dei media sono ancora contro di noi”, dice Nakamura-Stoecklin, “appoggiano diverse organizzazioni pro-prostituzione, insieme alla polizia, giustificandosi dicendo che sarebbe troppo costoso mettere in prigione tutti i puttanieri”.

È difficile considerare più costosa questa strategia rispetto alle enormi spese che suppongo costi la manutenzione del bordello-garage, che comunque costituisce solo una parte del commercio sessuale in tutta la città.

“Queste organizzazioni a favore della prostituzione chiudono gli occhi sul fatto che circa l’80 per cento delle prostitute sono vittime della tratta”, dice Nakamura-Stoecklin. “Semplicemente non riesco a capire questa cecità. Abbiamo un’organizzazione nazionale, la FIZ, che svolge un lavoro eccellente aiutando le donne a liberarsi dagli artigli dei trafficanti. Hanno una sezione specializzata per le migranti trafficate che offre protezione alle donne. Queste organizzazioni restano in ogni caso forti sostenitrici della prostituzione, sostenendo che , nei Paesi che hanno adottato il modello nordico, i crimini clandestini contro queste donne sono aumentati.

È quasi sempre la stessa storia, dice Nakamura-Stoecklin. “Lo sentiamo in TV e lo leggiamo sui giornali, ma le persone qui sono convinte che il nostro sistema funzioni bene. Una povera donna dalla Moldavia o da qualunque altra parte del mondo, vuole ottenere un lavoro migliore, potrebbe desiderare un lavoro da insegnante o qualcosa del genere, le era stato promesso un buon posto di lavoro in Svizzera. Lascia la sua famiglia in Moldavia e arriva qui, finendo in un bordello da dove lei non può più uscire. Perché gli svizzeri non capiscono cosa sta succedendo qui? 

Il mio viaggio in Svizzera sta volgendo alla fine. I bordelli di vetrina, gli strip club, le discoteche, la prostituzione di strada e i bordelli di quattro piani continuano tutti a funzionare impunemente, mentre il numero di donne che entrano nella prostituzione è sempre in aumento. I trafficanti, i papponi e i puttanieri arrogantemente proseguono i loro affari senza temere condanne o criminalizzazione alcuna. Rifletto su quanto poco sapessi in precedenza sul traffico sessuale normalizzato, nonostante tutti i miei anni di profonda ricerca e denuncia del mercato del sesso globalizzato per scoprire che è qui che prevale la tratta come sistema per procurare le donne .

La normalizzazione della tratta sessuale svizzera si radica nella legalizzazione impiantata da lungo tempo.

Lo stereotipo ci dice che gli svizzeri amano l’ordine, la legalità e la pulizia. Tuttavia, è impossibile disinfettare la prostituzione, nessun governo può farlo. L’indifferenza svizzera nei confronti del danno e della violenza perpetrata contro le donne per la tratta e per lo sfruttamento sessuale deriva da una lunga storia ufficiale di misoginia e discriminazione sessuale. Le donne svizzere hanno ottenuto il diritto di voto solo nelle elezioni federali del 1971 e l’ultimo cantone che ha ammesso le donne al voto sulle questioni locali è stato il canton Appenzell nel 1991. Se uno Stato si rifiuta di considerare le donne come degli esseri umani con pieni diritti, è evidente che non vedranno la tratta come punto di partenza dello sfruttamento sessuale o il commercio del sesso come manifestazione delle disuguaglianze e delle violenze contro le donne.

Per affrontare i loro problemi di tratta e prostituzione, gli svizzeri devono guardare alla Francia e alla sua legge che sanziona gli acquirenti di sesso e che fornisce protezione alle donne prostitute. Il loro altro vicino, la Germania, è il peggior esempio da seguire. Lì la prostituzione continua a generare massicce violazioni dei diritti umani per il profitto dello Stato, oltre a dozzine e dozzine di omicidi di donne prostituite

dal 2002 ad oggi.

Ciò che i miei contatti nel mondo attivi nella difesa dei diritti umani e appartenenti alle forze dell’ordine mi hanno detto durante il mio viaggio mi ha lasciato ulteriormente convinta che la legalizzazione del commercio sessuale si traduce nell’aumento del mercato legale e illegale del sesso, che a sua volta porta all’ulteriore normalizzazione della prostituzione ed alla svalutazione delle donne in Svizzera. L’accettazione del commercio sessuale è una via libera e benefica solo per i trafficanti e gli altri sfruttatori e, allo stesso tempo, incoraggia un atteggiamento ed una politica di non intervento tra le forze di polizia e funzionari dei governi.

Mi ha detto Jay : “Ho capito perchè i miei colleghi hanno finito per convincersi che è giusto pagare per una prostituta straniera”. “Perchè probabilmente si sono convinti che è la stessa cosa che una donna rumena ti serva al ristorante.”

Nel frattempo, aumenta il numero di donne trafficate verso e all’interno della Svizzera. L’attenzione deve essere chiaramente puntata su questo paese. Finora, la Svizzera non ha ricevuto l’attenzione e controllo che meritava, come la condanna e l’indignazione da parte del movimento abolizionista femminista, più di qualunque altro paese.

Per quanto la Svizzera si presenti a livello internazionale come paese progressista e umanitario, non cessa di essere una vergogna ed uno scandalo la sua indifferenza di fronte alle molteplici violazioni dei diritti umani che si verificano ogni giorno nei confronti delle donne prostituite nel suo territorio.

 

BIO

Julie Bindel

Julie Bindel è ricercatrice e giornalista. È  attivista per porre fine alla violenza nei confronti di donne e bambini dal 1979 e ha scritto infaticabilmente denunciando su: omicidi irrisolti, stupri, violenza domestica, prostituzione e tratta, abusi sessuali su minori, stalking e l’ascesa del fondamentalismo religioso e il suo danno a donne e ragazze, e il corpo femminile come un “mercanzia”.

Julie scrive regolarmente per il quotidiano The Guardian, la rivista Standpoint, il New Statesman, Byline.com e l’Independent, e appare regolarmente su BBC e Sky News. Il libro di Julie sullo stato del movimento gay e lesbico nel Regno Unito (Guardian books, 2014) è stato elogiato per essere stimolante e stimolante.

L’ultimo libro di Julie è The Pimping of Prostitution: Abolishing the Sex Work Myth (Palgrave, 2017) – un’analisi dettagliata del commercio sessuale globale.Nella ricerca di questo libro, Julie ha viaggiato per 164.000 miglia, intervistando 250 persone.

Dal 1999, Julie sta indagando su un pericoloso e prolifico criminale di nome Dr John Davies (https://www.byline.com/project/68), e attualmente sta producendo un podcast in dieci parti, basato sulle sue scoperte.

Cellulare: 447779053490

Sito web: https://www.thejuliebindel.com

Twitter: bindelj