CONTRO LA MISOGINIA: CI VUOLE INTELLIGENZA E SOPRATUTTO CORAGGIO…

Pubblicato a Febbraio 2019

Link originale:

http://www.entreletras.eu/index.php/ensayo/1099-misoginia.html

Antonio Chazarra Montiel Professore di Storia della Filosofia

Traduzione di Tilo Pez

In questo articolo parlerò  di Moderata Fonte (1555-1592) pseudonimo di Modesta Pozzo, donna, veneziana

Moderata Fonte

che con la sua piuma ben appuntita, passione e grande abilità affronto i topici e le falsità della sua epoca che denigravano le donne aprendo la strada per le future contestazioni al sistema maschilista.

Si ha detto che il secolo XX è stato chiave per la lotta e la emancipazione, la dignità e la parità di diritti delle donne. Forse quello che mi muove, giusto adesso, a scrivere questo articolo, è l’osservare la resistenza reazionaria di alcune idee e anche gruppi sociale che ancorati nel passato pretendono contrastare l’attuale femminismo che utilizza i soliti attacchi maschilisti violenti e inarrestabili. Come ugualmente sta accadendo con l’ attuale irruzione delle destre estreme, che stanno prendendo il potere e le posizioni chiavi nelle istituzioni dei diversi stati, e questo dovrebbe essere motivi di grande preoccupazione. Purtroppo anche in altri paesi come Polonia; Ungheria, e la stessa Italia questi anchilosati pregiudizi di destra riappaiono e purtroppo hanno già guadagnando molto terreno nelle società moderne.

Entro poche settimane, commemoreremo, nuovamente il 8 Marzo. Anche si abbiamo l’impressione o crediamo che la lotta per la parità di diritti sia nata nel secolo XIX. Questo non è vero. Nei secoli precedenti, abbiamo esempi significativi che avevano messo le fondamenta e librarono le prime battaglie. Per questo motivo ho scelto Moderata Fonte, ha vissuto  nella seconda metà del secolo XVI, quando l’Umanesimo Rinascimentale iniziava a decadere e cominciava ad aprirsi passo il Barocco con il suo scetticismo, pessimismo e disincanto.

Per noi spagnoli, la lastra di piombo che significò  il franchismo, tra altri mali, ha significato la perdita della nostra memoria storica e così e ci manca la rappresentazione della vita quotidiana e della nostra società dei secoli precedenti.

Hanno esistito donne che nonostante le grandi 

            María Zayas

difficoltà dell’epoca ( secolo XVI), riuscirono a scrivere e pubblicare le proprie opere senza ricorrere a i pseudonimi, come la novellista Maria Zayas o la drammaturga Ana Caro e lo stesso posiamo dire per alcune pittrici e altre artiste di quel periodo. Nella società barocche, tanto in Spagna come in Italia, le donne hanno frequentato l’ Accademie e vissuto un clima di vitalità che si ha manifestato nella letteratura e anche si con le sue ombre come anche con i momenti più brillanti sui quali varrebbe la pena ricercare per riflettere e meditare di più.

Erano donne molto intelligenti e sensibili, che furono capaci di comprendere l’importanza di pensare per se stesse e le possibilità che poteva offrire lo studio e la conoscenza delle opere della letteratura e filosofia classica, per contestare i proclami misogini dell’epoca. In questa linea, ci sono messi in rilievo eccellenti esempi dell’antichità come Diotima di Mantinea una delle voci più distaccate del banchetto platonico e Temistoclea che sembrerebbe era la sorella e professoressa di Pitagoras, che lo ha istruito sull’etica e nei valori morali.

È ammirevole che le donne già a quell’epoca, non solo hanno descritto l’esatta posizione e situazione sociale della donna, ma hanno proposto con brillantezza le soluzioni più adeguate. Avevano ben capito, che senza una educazione non esisteva alcuna possibilità per la liberazione e per questo si dedicarono alla propria formazione raggiungendo eccellenti risultati.

Moderata Fonte che già da piccola dimostrò grande intelligenza e di possedere una prodigiosa memoria. Ha avuto la solita l’educazione che si dispensava alle donne di una certa posizione sociale, che comprendeva un po’ di pittura, suonare alcuni strumenti musicali, canto …però era vietato alle ragazze l’accesso agli studi di maggiore complessità come quelli filosofici.

Non è questo il momento di soffermarsi su questo punto, però risulta importante sottolineare che la strada per la vera liberazione comincia quando si riesce a fare quello che è proibito, o che va contro le convenzioni, sopratutto lo che è malvisto e contrario a ciò che determina la situazione di sottomissione, rassegnazione e invisibilità.

Modesta Fonte aveva accesso alla biblioteca del secondo marito di sua nonna ha potuto approfittare per studiare da sola studio il latino per dominare i classici, senza altro aiuto che la sua intelligenza e costanza. Più tardi, parlerò di quelle che secondo me sono le sue due opere emblematiche: “Il merito delle donne” e “La giustizia delle donne .

Credo sia necessario fare alcune considerazioni preliminari. Come distaccare la personalità, l’interezza e l’abilita di queste donne. Che per anni hanno lavorato nel silenzio, senza chiamare l’attenzione, per poi seminare i primi loro pensieri, che si bene tardarono in fiorire, alla fine diedero i loro frutti e furono ben accettati da buona parte di quella società che prima le rifiutava.

Emoziona scoprire questa donna con questa grande attitudine pionieristica e forza di volontà non si abbandonava alla melancolia, nonostante l’ambiente famigliare e sociale moralmente cinico, la propria paura e l’amarezza. Tutto questo non si sono rivelati degli ostacoli validi come per piegare la volontà di queste donne.

Hanno voluto denominare  a questo secolo XVI gli “anni della sonnolenza”. Non è stato così. In realtà sono stati anni di un lavoro silenzioso, intelligente e perspicace. Nell’epoca in cui le offese si inchiodavano nella carne come speroni, vivere nell’invisibilità e l’anonimato costituiva una prova in più che le donne dovevano superare.
Purtroppo mo
lte di queste donne hanno avuto una vita breve, come Moderata Fonte, che moriva a solo 37 anni a conseguenza del parto di suo quarto figlio.

Come vedremmo a continuazione ha avuto una vita corta però molto produttiva. Scolpendosi a se stessa in buona parte ha dedicato i suoi migliori sforzi a lottare contro il fanatismo, la superbia, l’insolenza machista. Ha subito parecchie offese che li hanno lasciato ferite che non cicatrizzarono bene, tuttavia, non riuscirono a deviarla dal suo foglio di rotta.

Sappiamo che Venezia lungo la sua storia di città vitale, e che sotto quella cappa di bellezza ed eleganza ha sempre nascosto i retroscena dei sordidi pensieri occulti, intrighi velenosi, l’avidità, nonché diversi esempi di brutalità e tirannia.

Per queste donne che sapevano già che dovevano partecipare alla vita culturale della società, e che solo attraverso la cultura poteva avere inizio il lento cammino verso la liberazione e che solo poteva e doveva essere  rivendicando il diritto alla educazione, al valore della amicizia, la solidarietà e la sincerità tra le donne. Comprendettero la importanza di avanzare, verso la libertà anche si a piccoli passi, con il convincimento che i maschi salvo poche eccezioni erano l’ostacolo più grosso nel processo della liberazione.

Dovevano confrontarsi con le infamanti citazioni misogine di Aristotele e quelle di altri pensatori ugualmente maschilisti, le cui opere molto spesso anche si fuori contesto erano piene di misoginia e riferimenti alla pretesa inferiorità della donna. Risultava indispensabile modificare l’immagine con cui i testi sacri descrivevano le donne. Come gli esseri depravati, causa della perdizione dell’uomo e di ogni peccato…Inoltre tutto questo dovevano farlo con saggezza, erudizione, e anche con buona dosi di umore e ironia.

Le due opere di Modesta Fonte di cui passo a fare una sommaria considerazione, formano parte di un genere che conosciamo con il nome di Querelle des femmes.

Queste donne dovevano passare all’attacco e contestare gli insulti e le dequalificazioni ingiuste che subivano le donne. Nelle opere di questa scrittrice si faceva delle riflessioni sulla ingiusta subordinazione e situazione sociale delle donne con molta abilità e ironia.

In non poche occasioni era necessario nascondere o confondere mimetizzando il centro contro il quale erano lanciate le freccette. In certe occasioni, in maniera molto indiretta, e chi sapeva leggere con attenzione scopriva le loro osservazioni. Rappresentare in un’apparente fiction, ciò che è veritiero può risultare una potente risorsa, sopratutto quando non si possono dire le cose in maniera diretta e scarna.

Moderata aveva studiato con molta attenzione a Giovanni Boccaccio. Nei testi di questo ammirabile burlone toscano trovo una miniera di idee da sfruttare e lo fecce a piena coscienza. Nelle sue due opere sia “Il merito delle donne” come “ La giustizia delle donne” lei ha imitato abilmente la trama del Decamerone.

E’ stato grazie a i suoi famigliari, sopratutto suo marito che molto l’amo e rispetto, che le sue opere sono state pubblicati dopo la sua morte. Concretamente “Il merito delle donne” è l’indignata risposta al libro nauseabondo di Giuseppe Passi, presentato un anno prima a Venezia, opera violentemente antifemminista, offensiva, misogina, piena di veleno. Conteneva tutti i falsi topici sull’inferiorità della donna che potevano servire all’occorrenza come risposte nei dibattiti.

Il merito delle donne”, è stato il primo libro della storia che fa apologia delle donne, e scritto da una donna. Solo per questo fatto, oggi si dovrebbe parlare molto di più di questa opera. E non solo ma perchè il suo contenuto è molto interessante e di grande valore.

Il merito delle donne, scritto nel 1592 poco prima di morire. E’ un racconto che si svolge in due giornate, in un bellissimo giardino veneziano. Un gruppo di donne anticonformiste e di lingua sciolta, per la prima volta nella storia del genere dialogico, tutte queste donne, saranno conosciute dal lettore solo attraverso il nome di battesimo, esse rappresenteranno  le diverse condizioni femminili: la giovane sposa, la vedova, la maritata da tempo, la nubile, ecc.

Nel quale ribaltando temi tipicamente maschili (an uxor ducenda), le sette amiche discorrono sul matrimonio dal punto di vista femminile. Corinna, l’interlocutrice principale, sostiene di voler rimanere nubile, per mantenere la propria libertà e per potersi dedicare agli studi.

Dopo elencare i principali difetti degli uomini, l’opera sottolinea l’importanza dell’insegnamento reciproco fra donne nei diversi ambiti del sapere, tra cui le scienze naturali. Per Lucrezia è fondamentale per le donne studiare la medicina per emanciparsi dal dominio maschile.
All’interno di questa sorta di respublic mulierum, veniva delineato anche quello che dovrebbe essere il matrimonio ideale, ossia una unione tra i sessi che contempli amore, amicizia ed eguaglianza. Leonora, la padrona di casa, lo descriveva come qualcosa d’irrealizzabile a causa della falsità e dell’egoismo maschile.

Nell’altro libro, “La giustizia delle donne” Modesta ritorna alla struttura del Decamerone . Credo che non si ha mai fatto una riflessione profonda sui processi che queste opere che sono state scritte in maniera così innovativa. Ha senz’altro rappresentato un forte atto polemico in quell’epoca, descrivere in un libro l’inversione dello status quo, vale dire rappresentare un mondo all’inversa di quello che era la realtà, che servissi per trarre le dovute conseguenze.

In questa opera sono le donne che esercitano il dominio mentre i condannati alla sottomissione erano i maschi. Le donne detenevano il potere del padrone, e impartivano gli ordini senza tenere la minima attenzione e considerazione per l’opinione e i desideri degli uomini. Immaginavano dodici punizioni (una al mese) in maniera di sensibilizzare gli uomini. In questo modo, erano gli uomini a dovere sopportare l’umiliazione pubblica, essere i genitori sacrificati e accettando di essere isolati dai loro amici e familiari. La punizione più forte era quella del silenzio: solo le donne avevano voce, e finalmente si permetteva a loro di parlare e organizzare la società. I dispositivi letterari più significativi sono stati l’ironia, i paradossi e i riferimenti al lettore (come è succedeva nei romanzi antichi).

Ovviamente, che il proposito era quello di portare a una riflessione e dimostrare paradossalmente lo ingiusto che era la situazione d’inferiorità delle donne in tutti gli ambiti. Spingeva a pensare, forse perchè gli argomenti erano esposti con grande grazia e astuzia.

Moderata Fonte e le sue opere sono quasi sconosciute e furono quasi ignorate sia in Spagna, come nella stessa Italia, fatta eccezione per qualche editoriale veneziana che l’ha dato una certa attenzione. La prima volta che ho sentito parlare di lei fu leggendo un testo di Paola Malpezzi.

Più recentemente i teorici della scuola Angloamericana d’orientazione femminista, si sono inspirati alle sue idee anche si con toni molto discreti e con la sufficiente sensibilità nel riconoscere l’importanza di questi decisivi primi passi.

Vorrei finire rivendicando, per quanto esposto fin qua, la modernità e la lungimiranza delle idee che questa proto femminista veneziana ha lasciato sparse nelle sue opere.

Meriterebbe la pena, certamente riprendere le sue idee e perseguendo la sua luminosa stella continuare il camino verso la liberazione.